Il pezzo, ormai smaltato, aspetta. È coperto da un velo opaco, fragile, simile alla polvere. Nulla, a occhio nudo, lascia intuire cosa diventerà. Eppure, tutto è pronto.La seconda cottura è la seconda prova di fuoco che l’oggetto deve affrontare.
Dopo la prima cottura, l’argilla è cambiata. È una forma definita che attende di essere vestita, come un corpo nudo in attesa di identità. Smaltare significa l’oggetto dentro una sospensione liquida, opaca e pastosa, sapendo che da lì verrà qualcosa che ancora non si può vedere. È un gesto che prepara alla trasformazione, ma senza rivelarla subito.
C’è un momento, nel processo ceramico, in cui la forma smette di essere argilla. Entra nel forno e, a poco a poco, viene attraversata dal calore. Non si rompe più tra le dita, non si sgretola in polvere. Cambia stato e non si può più tornare indietro. È la prima cottura, il momento in cui tutto ciò che è stato fatto viene messo alla prova.
La forma è emersa dal tornio, ha attraversato il tempo sospeso dell’asciugatura, ed è ora abbastanza stabile da essere toccata di nuovo. Ma non è finita. È ruvida, ha bordi irregolari, magari un eccesso alla base, una piega da sistemare, una superficie da lisciare. Ora entra in gioco la cura del dettaglio, per completare l’oggetto.
C’è un momento, nel lavoro con l’argilla, in cui non si può più fare.Le mani si fermano, il tornio è spento, gli strumenti sono a riposo. Il pezzo, ancora morbido, resta lì, immobile. Da quel momento in poi, è il tempo a lavorare.