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Impastare, il primo respiro


Prima ancora che l’argilla diventi forma, bisogna affondare le mani nella terra fredda e densa. Spingere, ruotare e piegare sono le fasi che compongono il gesto di impastare. Il primo atto, la prima trasformazione della materia.

Il ruolo nel processo
Dal punto di vista tecnico, è il momento in cui l’argilla viene lavorata per diventare omogenea, per liberarsi da eventuali bolle d’aria e per ottenere una consistenza stabile. Un’argilla impastata bene è più facile da modellare, più docile al tornio, più affidabile nel forno.
Esistono diversi modi di farlo, ma i più comuni prevedono movimenti a spirale, o a “cuneo”, che richiedono forza, ma anche fluidità. Le braccia accompagnano, il busto sostiene, le mani ascoltano.
All’inizio può sembrare faticoso, quasi inutile, ma è qui che tutto inizia. Come un respiro profondo prima di parlare, come il silenzio prima della musica.

Il gesto come rito
Impastare è un gesto che non cambia molto. Più lo si fa, più diventa ritmo. Il corpo trova la sua cadenza. Spingi, ruota, richiudi. Il pensiero comincia a rallentare, il respiro si accorda al movimento.
Non si pensa a cosa fare dopo, né a cosa è stato prima. Si è lì, nel peso del palmo contro la massa, nel suono sordo che la terra fa quando si piega su sé stessa.

Le mani sanno
Ci si accorge presto che le mani capiscono prima della testa. Sentono se l’argilla è troppo umida, se c’è un grumo, se si sta lavorando in modo sbilanciato. Impastare è un dialogo tattile, la materia risponde. Nel farlo ci costringe a essere presenti, ad ascoltare con i polpastrelli. È un’azione totalizzante, concreta, si lavora con tutto il corpo.

Meditazione in movimento
Impastare è meditazione in azione. Non è solo il primo passo verso la creazione, ma già un atto di presenza, un ritorno a sé. Le mani affondano nella materia, e qualcosa dentro si quieta. Il ritmo del gesto, sempre uguale, diventa respiro profondo. Non serve chiudere gli occhi, basta lasciarsi andare al movimento, al contatto. Nel ripetersi del gesto nasce uno spazio nuovo, mentale, emotivo, fisico. Impastare diventa così un modo silenzioso di ascoltarsi, di sciogliere nodi, di ritrovare chiarezza. È il corpo che pensa, mentre la mente si placa.

L’inizio è tutto
Molti pensano che il processo creativo cominci con la forma. Ma chi lavora con la ceramica sa che in realtà comincia qui, nel primo contatto. Impastare è il momento in cui si sceglie di entrare nel tempo lento, di lasciare fuori il rumore, di farsi parte del ciclo.
Ogni forma che verrà, ogni idea che nascerà dopo, porterà dentro di sé questo primo respiro.

 


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