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Materia e Mente, l'introduzione


In un mondo estremamente veloce, lavorare con l’argilla sembra un gesto controcorrente. Quello che succede mentre si lavora l’argilla somiglia molto a una pratica di meditazione. In questo articolo esploriamo l’incontro tra pratiche meditative e la lavorazione della ceramica, per riscoprire come le mani possano guidarci verso la presenza.

Mani nella terra, mente nel presente
Lavorare l’argilla è un processo profondamente trasformativo. Non si tratta solo di creare un oggetto, ma di entrare in uno stato in cui il tempo rallenta e la mente si quieta.
Quando si affondano le mani nella terra umida, l’attenzione si concentra in un punto preciso, le distrazioni sfumano, il respiro si regolarizza, e tutto si concentra sull’incontro tra mano e materia viva.
In quel contatto diretto, semplice e primordiale, molte persone scoprono una forma spontanea di meditazione. Un modo per rientrare nel proprio corpo, nel momento presente.

Qui e ora
Uno degli strumenti fondamentali della meditazione è l’ancoraggio al presente. Spesso si usa il respiro, oppure un suono, un mantra, un punto fisso del corpo. Nel lavoro ceramico, sono i gesti a offrirci questo radicamento. Lavorare l’argilla richiede movimenti lenti e costanti tra cui impastare, lisciare, modellare. Ogni azione, lenta e ciclica, si ripete e si affina. Ogni gesto ha un peso, un ritmo, una temperatura. La ripetizione del gesto, il contatto con la materia viva si trasformano in un richiamo al presente. In un mondo fatto di pensieri in corsa, immergersi in un gesto materico e ritmico può diventare una forma di riposo profondo. 

Il corpo come guida
Molte tecniche meditative si basano sull’attenzione al corpo. Lavorare con l’argilla ci costringe ad ascoltarlo, a sentire le spalle che si irrigidiscono, la pressione delle dita sulla materia, si impara presto a sentire quando si sta forzando troppo, quando il ritmo è sbilanciato, quando serve rallentare.
Entrare nel ritmo giusto significa sincronizzare corpo, respiro e gesto. Questo tipo di ascolto porta a un’intimità nuova con il corpo. Il respiro trova un ritmo naturale, le spalle si abbassano, il battito si allinea con il gesto. Modellare diventa quasi una danza silenziosa, dove è la materia a decidere il prossimo passo.

Lasciare andare il controllo
Uno degli insegnamenti più grandi che l’argilla può offrire è che non tutto si può controllare. A volte un pezzo cede, si crepa, collassa. Non possiamo controllare tutto: l’umidità, il calore, i tempi, le reazioni chimiche. Come nella meditazione, dove non possiamo controllare i pensieri ma solo osservarli passare, anche nella ceramica impariamo ad accogliere l’imprevisto. L’argilla ci mostra che ogni imperfezione può diventare carattere, che ogni errore è un punto di partenza.

Ascoltarsi
Lavorare l’argilla, quindi, non è solo un’attività artigianale. Può essere una via per conoscersi meglio, per ascoltarsi davvero. Mentre le mani danno forma alla terra, qualcosa dentro di noi si riequilibra. Basta lasciarsi guidare dal contatto con la materia, e tra le mani sporche e il pensiero libero, ci si può concedere il tempo di esserci.


 

 


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