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Asciugare, l'attesa


C’è un momento, nel lavoro con l’argilla, in cui non si può più fare.
Le mani si fermano, il tornio è spento, gli strumenti sono a riposo. Il pezzo, ancora morbido, resta lì, immobile. Da quel momento in poi, è il tempo a lavorare.

Il ruolo nel processo
Asciugare l’argilla non significa solo aspettare che diventi secca. È una fase delicata, in cui l’umidità contenuta nel corpo dell’oggetto evapora lentamente. Se l’acqua fuoriesce troppo in fretta, la forma si spacca. Se l’ambiente è troppo secco, l’oggetto si deforma. Se non si aspetta abbastanza, la cottura rovina tutto.
Ci sono diversi stadi in questo tempo silenzioso, quando l’oggetto raggiunge lo stato “a cuoio”, è stabile ma lavorabile per le rifiniture, e, successivamente, quando si secca totalmente è pronto per il forno. Il tutto accade senza rumore. Solo chi sa osservare con pazienza può capire il momento giusto.

Il gesto come rito
Nella nostra cultura, il fare è spesso considerato l’unico tempo utile. Ma l’asciugatura dell’argilla ci insegna qualcosa di diverso, ci sono momenti in cui la cosa più saggia è non intervenire.
Dopo aver messo le mani, arriva il momento di toglierle. Il lavoro con la ceramica ci allena a rispettare i ritmi della materia. Non possiamo forzarla. Non possiamo accelerarla. È un tempo che educa alla presenza senza azione. 

Il rischio e la fiducia
Durante l’asciugatura tutto può succedere. Una piccola crepa, una tensione invisibile, un bordo che si solleva. Il pezzo non è ancora ciò che sarà, ma non è nemmeno più quello che era. Sta vivendo una transizione. E la transizione è sempre un momento vulnerabile. L’unico modo per affrontare questo tempo è accettarlo, osservarlo e fidarsi. Fidarsi del lavoro fatto prima, della materia e del tempo stesso. L’asciugatura è un esercizio di assenza di controllo. E in un mondo che ci insegna a monitorare tutto, è un atto rivoluzionario.

Meditazione in movimento
Nella assenza di azione succede qualcosa. L’argilla, lasciata a riposare, si stabilizza, si compatta, prende la sua consistenza definitiva prima del fuoco. Il pezzo apparentemente immobile, in realtà cambia a ogni istante. Come un pensiero che si chiarisce da solo, solo perché gli abbiamo lasciato lo spazio per farlo. L’asciugatura ci insegna che anche il silenzio e l’attesa sono forme attive di cura.

Lasciar fare, lasciar andare
Arriva un momento in cui l’oggetto è pronto per essere rifinito, inciso, o messo nel forno. Ma quel momento non lo scegli tu, lo riconosci. Per riconoscerlo devi essere presente, attento e paziente.
È permettere alla forma di maturare da sola, come una ferita che si chiude senza che tu la tocchi.


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